Adler Irene - Sherlock, Lupin & Io 16 - 2017 - La maschera dell'assassino by Adler Irene

Adler Irene - Sherlock, Lupin & Io 16 - 2017 - La maschera dell'assassino by Adler Irene

autore:Adler Irene
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788858519189
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2017-09-11T22:00:00+00:00


CAPITOLO 13

SOGLIOLE‚ SOSPETTI E STREGONI

Al Grand Hotel si respirava un’atmosfera rarefatta. La presenza di Cecilia e Harold, specie dopo il macabro ritrovamento di Watcombe Beach di cui eravamo stati involontari protagonisti, alimentava infiniti sussurri e sguardi fra gli ospiti. Neppure l’estrema efficienza del personale dell’albergo riusciva ad arginare del tutto le intrusioni dei giornalisti, che si erano fatti sempre più insistenti.

Quella sera a cena c’era un silenzio irreale e un tavolo vuoto con una splendida vista mare, al quale i due ospiti più attesi non vennero a sedersi, preferendo probabilmente farsi portare il pasto in camera, al riparo da seccatori e curiosi.

– Che cosa terribile – commentò Irene. – Se ci pensate, in fondo sono venuti qui come noi per godersi un po’ di vacanza e si sono ritrovati a vivere in un incubo.

– Già, e ora hanno tutti gli occhi puntati addosso – aggiunse Arsène, guardandosi attorno. Gli ospiti degli altri tavoli parlavano sottovoce e si scambiavano sguardi accesi e carichi di sottintesi.

– Be’, anche i nostri – chiosò Irene, storcendo la bocca.

– Anche noi – ammise Arsène con un cenno del capo. – Non è colpa nostra se ovunque andiamo ci seguono avvenimenti di cronaca nera.

– Non dire così, Arsène!

– Ma è vero, e tu lo sai.

– Forse il destino vi mette sulle tracce di casi misteriosi perché sa che sarete in grado di risolverli – ipotizzai con un sorriso.

– Mila, il destino non esiste! – fece Irene un po’ seccata.

Mi morsi il labbro, ma poi replicai: – Lo so, però possiamo fare finta che sia così solo per un po’? Perché oggi, durante la mia passeggiata, ho scoperto qualcosa di molto interessante.

Davanti a quattro incantevoli piatti di sogliole alla meunière con champignon e purè di piselli, raccontai agli altri tutto quello che mi aveva detto Libby.

– Capite? La Casa dello Stregone! – esclamai alla fine del resoconto.

– E perché la chiamano così? – chiese Billy.

– Libby e Agatha mi hanno detto che fu fatta costruire da un eccentrico studioso di botanica, un solitario con una lunghissima barba che lo faceva sembrare un personaggio delle fiabe. Pare che fosse sempre intento a trafficare e a fare strani esperimenti in giardino, e tanto bastò perché cominciassero a chiamarlo lo Stregone.

– Sembra proprio che questo Stregone sarebbe andato d’accordo con Sherlock! – osservò Lupin con un sorriso. – Però dal tuo uso del passato immagino che lo Stregone non ci sia più.

– Esatto – risposi. – Morì ormai molti anni fa, e il cottage fu ereditato da un nipote che però non ci va mai. Pare che ogni tanto lo affitti a dei villeggianti.

– Magari René Sylvan ci ha passato un po’ di tempo prima di raggiungere i suoi amici… – azzardò Billy.

Raccontai a tutti l’informazione che avevo ricevuto da Libby poche ore prima: René Sylvan era arrivato a bordo del White Anemone e non era sceso a terra con i suoi amici solamente perché non si sentiva bene.

– In tal caso quest’ipotesi non avrebbe alcun senso… – rifletté Irene.



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